Ha scelto la serata della Vogue Fashion Night’s Out che anticipa la settimana della Moda Milanese, Giuliana Cella, per inaugurare la sua nuova boutique in Via Bigli, 24 nella quale presenta la sua idea originale di contaminazione tra fashion & food, con il suo percorso di contaminazioni con le fibre naturali, estendendolo con un capitolo in linea con l’Expo al motto di “nutrire la moda“.
L’insegna e la vetrina del punto vendita, durante la sera dell’inaugurazione, sono state ricoperte dai cosiddetti “Mossgraffiti”: forma d’arte inventata da Edina Tokodi-Mosstika che trasforma gli atti vandalici e violenti dei writers in florilegi pacifisti, realizzati mescolando latte, yogurt, acqua e zucchero, da guardare e accarezzare. Dai semi di muschio piantati in questo humus, spunta un’erbetta che è stata scolpita con il logo della designer.
 
Giuliana Cella e Anna Pernice
 
Di natura vegetale ed alimentare non solo l’installazione d’ingresso alla boutique, ma anche la nuova collezione di Giuliana Cella, realizzata con i tex-fruit. Fior di loto, dattero dell’India e pesca cinese tra i materiali usati nei tex-fruit della stilista, in cui le etnie sbocciano e maturano in mischie di fiori e di frutta etno fruit sperimentate anche in base alla loro simbologia positiva ed alle proprietà benefiche. Richiami e riferimenti estetici anche al Sud America precolombiano.
Con una ricerca durata più di un anno, l’originale creatrice, ha messo a punto nuove fibre quasi “commestibili” per “nutrire la moda” di multisensorialità, così come l’Expo “nutre il pianeta”.
Il dattero dell’india o tamarindo è antibatterico, antinfettivo e antiossidante, in mischia con il cotone kapok per la redingote.
Il fior di loto è simbolo di purezza, afrodisiaco e rappresentativo dei chackra, s’intreccia al cotone naturale ed alla seta, diventando twill di loto nei pantaloni Capri.
Avocado jacket, invece, è la prima giacca con la fibra della drupa guatemalteca protettiva dai raggi solari, ricca di betacarotene e rigenerativa per la pelle. Nella collezione non mancano i jeans realizzati con la fibra del pesco cinese, il frutto orientale dell’immortalità.
Troviamo poi poncho e giacche “ponchate” doppiate in shantung di seta, boleri micro completamente ricamati con la pittografia peruviana dello zig zag e pantaloni da smoking in seta con bande in motivi peruviani.

 
“Dalla contemporaneità dei graffiti ecologici al passato remoto dei segni precolombiani: questa stagione ho cambiato rotta. – dichiara Giuliana Cella – Anzichè partire dall’antiquariato, ho cercato un nuovo punto di vista dal quale osservare le etnie: la frutta. Parafrasando lo slogan dell’Expo, “nutrire il pianeta”, ho esplorato elementi che “nutrissero la moda” in tutti i sensi. Così sono nati i tex fruit al loto, alla pesca, all’avocado, al tamarindo ed al mangostano: materiali etno fruit, studiati anche in base alle loro proprietà terapeutiche. In corso d’opera ho scoperto gli eco graffiti a base di yogurt e muschio, coerenti con la “natura” della mia collezione e ideali per l’inaugurazione della mia nuova boutique di Milano. Da ultimo, mi sono resa conto che i graffiti sono anche l’espressione elle civiltà precolombiane. Così, è riaffiorata la mia attitudine all’etno chic. Ho mescolato i tex fruit con i segni degli Incas, le geometrie dei Chiapas, gli zig zag peruviani, simbolo di fecondità, e le vestigia dei geroglifici di Nazca”.
 

 
Anche il catering è stato tutto a base naturale, in un contrappasso per analogia con la collezione a base di frutta, sono state servite tartine ai semi di lino, ceviche peruviano e torta in fior di loto come nella festa cinese della Luna.
 
Ornella Vanoni con Giuliana Cella
 
 
 

 

 

 

 Ph. Stefano Facca