Marina Abramovich

Da domani saranno ufficialmente chiusi i musei in tutta Italia e ciò mi mette una grande tristezza.

Da sempre l’arte e la cultura accompagnano le mie giornate.

E così, prima della chiusura di mostre, musei ed esposizioni in tutta Italia, ne ho approfittato per andare a vedere l’esposizione di Marina Abramovich “Estasi” nella sala delle carceri del Castel Dell’Ovo di Napoli, il castello più antico della città e per la sua posizione tra i simboli del capoluogo campano nel mondo. Questo castello, legato alla leggenda di Virgilio Mago, si prepara ora ad ospitare l’arte della madre della performance art, Marina Abramović, artista che ha una lunga familiarità con la città di Napoli, dove 46 annifa aveva tenuto la storica performance Rhytm 0 alla Galleria Studio Morra. La nuova esposizione, che si presenta profondamente diversa, è destinata però a sorprendere ed emozionare ugualmente i visitatori. “

Un’installazione che dovrebbe esserci fino al 3 gennaio, e si spera quindi che riaprirà il 3 dicembre.

Per la prima volta in Italia, dopo la tappa di Milano, è possibile vedere le tre installazioni di Marina Abramovich nella sua interessa: Vanitas, Carrying the Milk e Levitation, per un crescendo di emozioni a non finire.

Estasi” è infatti un percorso che propone tre video di altrettante performance realizzate da Marina Abramovich nel 2009 nelle cucine di un ex convento di suore clarisse a Gijon, nel nord della Spagna.

Il ciclo di video per questo si chiama “The Kitchen. Homage to Saint Therese”.

Marina Abramovich

Infatti, l’artista si ispira proprio a Santa Teresa D’Avila per i suoi momenti di estasi, volendo superare i limiti del proprio corpo.

Un percorso emozionante e coinvolgente attraverso tre video di Marina Abramović realizzati nelle cucine di un convento di suore clarisse che per 41 anni, tra 1955 e 1996, si erano prese cura di bambini rimasti orfani.

Estasi è un ciclo di 3 video che viene presentato nella sua interezza proprio per restituire quella dimensione di “cammino” che l’artista ha voluto vivere con le sue performance.

Vanitas, Carrying the Milk e Levitation, tre video di 6, 11 e 9 minuti che racchiudono un percorso meditativo in crescendo.

La prima installazione, Vanitas, prende avvio da una meditazione sulla finitezza della vita, con le mani tremanti di Marina che sfiorano un teschio in gesso senza mai toccarlo, a rappresentare la caducità della vita. Che l’artista stia meditando lo si capisce dal suo respiro, e dal movimento delle mani.

Marina Abramovich

Nella seconda installazione, Carrying the Milk, la Abramovich passa attraverso un terremoto interiore che scuote un pentolino di latte tra le sue mani, restando immobile in uno stato di concentrazione per oltre un’ora.

Marina Abramovich

Nell’ultima performance, Levitation, l’artista che si solleva, braccia e gambe a formare quasi una croce, sopra lo spazio dell’antica cucina ancora perfettamente allestita, in un crescendo di emozioni che portano a scuotere interiormente anche chi le osserva.
La levitazione diventa per Marina Abramovich la vittoria di un’energia spirituale che guida il corpo verso esperienze nuove e contemplative.

Marina Abramovich

La location non viene rivelata subito, si intravede nel secondo video e si rivela nella sua interezza nel terzo video, girato in controluce per garantire quell’aura di magia e mistero che la levitazione può dare.

La realizzazione di ogni video è durata più di un’ora e sono stati girati tutti nella stessa giornata, perchè l’artista voleva superare i limiti del suo corpo.

 

Marina Abramović nelle cucine del convento selle suore clarisse ricorda la sua infanzia, in particolare la cucina dove da ragazzina si confidava per lunghe ore con sua nonna Milica, personaggio chiave della sua adolescenza.

Ma in queste cucine si mette in relazione con un’altra grande figura del cattolicesimo, Santa Teresa d’Avila. L’interesse dell’artista nei confronti questa santa nasce, come lei stessa ha spiegato, dall’intensità della sua esperienza spirituale; un’esperienza scoperta grazie alla lettura dell’Autobiografia, un diario della propria vita interiore, che Teresa scrisse nel 1562 sotto la direzione del suo confessore, Pedro Ibáñez. Come racconta Elena Gervasoni nei testi del catalogo Marina Abramović, pubblicato da Casa Testori, è stata profondamente colpita al punto di ritagliarne addirittura degli stralci da sovrapporre ai suoi scritti personali.

Marina Abramović ha sempre chiarito che questo suo mettersi fisicamente sulle tracce delle esperienze spirituali documentate da Teresa, non ha nulla di confessionale: è l’energia interiore l’aspetto che più le interessa, al punto di disporsi a riviverla attraverso queste tre performance realizzate nel 2009 e documentate, con grande rigore e precisione, dai video. Un rigore e una profondità spirituale che sono state messe ben in risalto dall’allestimento nel Castel Dell’Ovo, dove le carceri del castello danno quel senso di austerità e mistero perfetto per incorniciare l’aura di magia, sorpresa e meditazione della mostra.

Castel Dell'Ovo

Eh già, perchè ad osservare le performance si rimane incantati e ci si interroga anche sui proprio limiti interiori.

La mostra può essere fruita in solitaria o con guida.

Io consiglio di farlo con la guida, che spiega il percorso intrapreso dall’artista nei tre video e poi lascia il tempo per apprezzare da soli tutte le sue sfumature.

Il biglietto d’ingresso costa € 12,00 e può essere acquistato in loco o online.

Se non siete riusciti a vederla, vi consiglio di farlo appena riaprirà, perché ha dell’incredibile.

Approfittatene poi per visitare anche il castello.