La Roma delle periferie in “Lo chiamavano Jeeg Robot”, il primo lungometraggio di Gabriele Mainetti, attore, regista, compositore e produttore romano noto per i suoi cortometraggi che, ispirandosi alla celebre saga di 46 episodi di JEEG ROBOT D’ACCIAIO, prodotta in Giappone nel 1975 dalla Toei Animation su soggetto di Go Nagai, che ha voluto portare sul grande schermo un “Supereroe italiano”, o meglio romano.

Se vi aspettate di vedere il classico fantasy con un supereroe in calzamaglia, resterete delusi. Apprezzerete, invece, l’autenticità dei personaggi, tutti ambientati nei giorni nostri, con i loro problemi esistenziali ed introspettivi e le numerose scene splatter alla Quentin Tarantino.

Non si tratta di un film dagli effetti speciali dell’anima giapponese degli anni 80, a cui si ispira, ma narra anche l’ingenuità del supereroe e la voglia di coinvolgere gli altri in una storia cupa, come ha anticipato il regista alla prima Napoletana al Cinema teatro Posillipo di martedi sera.

Lo Chiamavano Jeeg Robot

Il film, interamente ambientato a Roma con personaggi romani, presentato ieri sera in anteprima nazionale al Cinema Teatro Posillipo di Napoli, cinema moderno in una struttura d’altri tempi, da poco messo in auge dai fratelli Cannavale, è stato riconosciuto di interesse culturale ed è stato realizzato con il contributo economico del Ministero Dei Beni E Delle Attività Culturali E Del Turismo Direzione Generale Per Il Cinema e con il sostegno della Regione Lazio – Fondo Regionale Per Il Cinema E L’audiovisivo, in quanto la città di Roma, con le sue bellezze architettoniche e le sue periferie, è protagonista assoluta del film.

Il Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, che ha avuto un’accoglienza trionfale alla Festa del Cinema di Roma 2015, narra la storia del pregiudicato di borgata Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria), che quando cade in un bidone ed entra in contatto con una sostanza radioattiva scopre di avere un forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio.

Jeeg Robot

Gabriel Mainetti ha voluto raccontare non il solito supereroe in calzamaglia ma un “Supereroe italiano”, come lui stesso ama definirlo, “perché se è vero che, guardandoci indietro, non scorgiamo uno storico fumettistico in cui personaggi mascherati si sfidano a suon di super poteri per decidere il destino del mondo, è altrettanto vero che, a queste storie, non siamo insensibili. – dichiara il regista – Da amante dei generi – continua il regista – penso che quello supereroistico rappresenti la sfida più complessa e pericolosa. Fare un buon film per me, significa raccontare con originalità. E quando ti avventuri in un genere che non ti è proprio, il rischio di scadere in un’imitazione è dietro l’angolo. È per questo che non abbiamo voluto raccontare le avventure di un superuomo in calzamaglia. Non avremmo avuto il tempo necessario per aiutare lo spettatore a sospendere l’incredulità. Dovevamo perciò convincerlo a credere dall’inizio. Come? Con le verità che ci appartengono, tangibili in personaggi ricchi di fragilità, che spero riescano a trascinare per mano lo spettatore in un film che, lentamente, si snoda in una favola urbana fatta di superpoteri.”

Questo film vede anche il debutto a cinema di Ilenia Pastorelli, scelta dal regista tra le periferie di Roma perché ritenuta perfetta per il personaggio che interpreta: una bambina nel copro di un’adulta! E’ stata una scelta azzardata, ma che alla fine si è rivelata perfetta!

Se siete amanti del genere Tarantino, vi consiglio assolutamente di andare a vederlo!