Oggi ti porto con me in un viaggio diverso dal solito, alla scoperta di una Basilicata che pochi conoscono: quella più autentica, rurale, fatta di silenzi, boschi secolari, borghi fiabeschi e storie che sembrano uscite da un romanzo. È un angolo d’Italia che ti sorprende a ogni curva, lontano dalle mete più battute e per questo ancora più prezioso. Sto parlando della zona del Vulture Melfese, un territorio dove il tempo sembra essersi fermato, ma che ha molto da raccontare.

1. Rionero in Vulture: terra di briganti, vini e storia

La prima tappa di questo viaggio è stata Rionero in Vulture, un borgo che ti accoglie con le sue cantine scavate nel tufo e un passato affascinante legato al brigantaggio post-unitario. Proprio qui si trova il Museo del Brigantaggio, ospitato in un ex carcere borbonico che un tempo fu una grancia monastica. Camminare tra le celle è come fare un salto nel tempo: abbiamo scoperto le storie di brigantesse ribelli come Michelina Di Cesare e Maria Giovanna Tito, e del leggendario Carmine Crocco, il brigante “generalissimo” nato proprio qui.

Poco lontano, ci siamo fermati alle Cantine del Notaio, una vera istituzione per chi ama il vino. Qui abbiamo assaggiato un calice di Aglianico del Vulture, il vino che Orazio definiva “fonte di saggezza”. La degustazione è accompagnata dalla visita alle grotte, tra botti, presepi animati e racconti di famiglia: ogni bottiglia ha il nome di un atto notarile, come “Il Rogito” o “La Stipula”. Un’esperienza che unisce storia, arte e sapori.

2. Monticchio e i laghi vulcanici

Il giorno seguente abbiamo proseguito verso uno dei luoghi più suggestivi della Basilicata: i Laghi di Monticchio, due specchi d’acqua incastonati nel cratere spento del Monte Vulture. Il paesaggio è di una bellezza commovente, con i boschi che si riflettono sull’acqua e l’Abbazia di San Michele che si staglia sul Lago Piccolo, come in una fiaba.

All’interno si trova la Grotta dell’Angelo, affrescata nell’XI secolo dai monaci basiliani, e il Museo di Storia Naturale del Vulture, legato alla storia incredibile della Bramea, una falena unica al mondo sopravvissuta dal Miocene fino ai giorni nostri.

3. Ripacandida: la piccola Assisi della Basilicata

Salendo a Ripacandida, ci siamo ritrovati davanti al Santuario di San Donato, noto per i suoi affreschi giotteschi che raccontano le storie della Genesi e della vita di Cristo. Un capolavoro d’arte sacra riconosciuto dall’Unesco come monumento messaggero di cultura di pace.

Ma qui c’è anche qualcosa di molto particolare: la prima Honey Spa d’Europa, dove abbiamo provato un trattamento di api-aromaterapia e ascolto il rilassante ronzio delle api. Un’esperienza sensoriale unica, nel cuore della natura.

4. Venosa: tra poesia, archeologia e mistero

Tappa obbligata a Venosa, la città natale del poeta Orazio Flacco, autore del celebre “Carpe diem”. Abbiamo camminato tra le rovine dell’antica Venusia, ammirato il Castello aragonese, il museo archeologico, ma soprattutto visitato un luogo davvero unico che lascia senza parole: l’Incompiuta, una basilica romanica mai terminata che si erge silenziosa in mezzo ai campi. Davvero molto affascinante!

Venosa è anche artigianato, gastronomia e storia: qui puoi trovare ceramiche artistiche, botteghe tipiche e sapori autentici della Basilicata.

5. Melfi: il castello imperiale e la legge del futuro

La visita è proseguita a Melfi dove si trova uno dei castelli medievali più imponenti del Sud Italia, costruito da Roberto il Guiscardo e ampliato da Federico II, che da qui emanò nel 1231 le Costituzioni Melfitane, un codice giuridico rivoluzionario per l’epoca.

Nel castello oggi c’è il Museo Archeologico Nazionale del Vulture Melfese, dove si trovano sarcofagi romani e preziosi reperti. Passeggiando tra le torri e la cattedrale barocca, capisco quanto questa città sia stata un crocevia di potere, cultura e innovazione.

6. Barile: vino, tradizione e cinema

Ultima tappa del viaggio in Basilicata è stata Barile, paese arbëreshë noto per le cantine-grotta scavate nel tufo lavico. Abbiamo passeggiato tra i vicoli dove Pier Paolo Pasolini girò alcune scene de Il Vangelo secondo Matteo, e assaggiato ancora una volta l’Aglianico del Vulture, qui più che un vino, è una cultura.

Perché scegliere la Basilicata rurale?

Questo itinerario nella Basilicata rurale meno turistica è un invito a rallentare, ad ascoltare i racconti delle persone, a perdersi nei boschi di sequoie, nelle cantine segrete, nelle abbazie dimenticate. È un viaggio che parla di resilienza, di bellezza autentica e di ospitalità genuina. Una Basilicata da scoprire con il cuore.

Dove dormire

Per chi desidera soggiornare nei dintorni di Melfi, un’ottima scelta è il Relais La Fattoria, una struttura che coniuga il comfort moderno con l’atmosfera rustica delle residenze contadine di un tempo. Le stanze, arredate con gusto e attenzione al dettaglio, offrono una splendida vista sulla campagna lucana, regalando momenti di quiete e autenticità. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito: www.relaislafattoria.it.

Dove mangiare

Per una pausa gastronomica all’insegna della tradizione, si può optare per l’Agriturismo Villa delle Rose a Monticchio, immerso nel verde e perfetto per assaporare i piatti tipici locali in un ambiente accogliente e familiare (sito web). In alternativa, a Venosa si trova l’Agriturismo Lagala, dove la cucina casalinga e genuina accompagna la scoperta dei sapori autentici del territorio lucano (sito web).

Questo itinerario rientra nel progetto “Basilicata Rurale – Rete rurale dell’accoglienza per turisti, viaggiatori, curiosi”, promosso dal tour “Dal Vulcano al Cielo” e finanziato dal FEASR-PSR Basilicata, nato per valorizzare i piccoli operatori locali e il turismo lento e sostenibile. Una vera e propria filiera rurale del benessere e dell’accoglienza.

Qui il mio reel: