A pochi km da Locorotondo, c’è Martina Franca, in provincia di Taranto, il secondo paesino visitato durante il mio tour in valle D’Itria, e per molti aspetti molto simile al primo!

Nota per l’architettura barocca ed il festival musicale della Valle d’Itria di cui è la capitale, sorge sulle propaggini meridionali della Murgia, al confine delle province di Taranto, Brindisi e Bari.
Il nome Martina Franca, deriva dai  nomi di 2 amanti.

 

Il termine Martina deriva dalla devozione degli abitanti già dal Mille a San Martino di Tour, infatti il primitivo insediamento della città nacque su monte detto appunto di San Martino, mentre l’aggettivo Franca fu aggiunto da Filippo I D’Angiò nel 1310 quando riconobbe alla città diversi privilegi, ossia franchigie e la demanialità perpetua. Allora nel 1310 la città fu chiamata Franca Martina, poi nel corso dei secoli, perdendo la demanialità perpetua, scomparve l’aggettivo Franca. Solo dopo l’Unità d’Italia, nel 1871, la città fu ribattezzata Martina Franca.

Si accede alla città dall’Arco di Santo Stefano, l’ingresso trionfale in stile Barocco con sopra la scultura di San Martino che anticipa la bellezza romantica in stile barocco e rococò della cittadina.

 

E’ una città di architettura barocca, fondata da Filippo d’Angiò.
L’antica Porta di Santo Stefano era una delle quattro porte di accesso alla città e fu costruita nel XIV secolo, insieme ad una possente cinta muraria, circondata da un fossato e rafforzata da un numero consistente di torri quadrate e rotonde. L’aspetto originario era quello di un’antica porta turrificata che conduceva direttamente nel centro storico attraverso una via principale che si congiungeva alle altre porte di ingresso. La Porta di Santo Stefano fu modificata diverse volte nel corso dei secoli fino ad arrivare alla svolta barocca del 1764, annullando ogni elemento di difesa militare.
Una volta varcata la porta, si apre il centro storico con scenari urbanistici di grande impatto scenografico che dominano il corso principale, via Vittorio Emanuele, volgarmente detto Ringo (in dialetto u’ring), dal latino medievale ruga e significa via, o meglio solco di confine fra i territori di Monopoli e di Taranto, che nel XIV costituirono l’area di sviluppo di Martina.

Molto bello il Palazzo Ducale sede del duca  Petracone Caracciolo di Napoli che ad oggi è per metà un museo e metà municipio. Fu costruito nel 1668 dal duca stesso nel luogo in cui sorgeva il castello realizzato nel 1388 dal principe di taranto, Raimondo orsini del Balzo.
Notevoli, all’interno, le sale dell’Arcadia, del Mito e della Bibbia, che prendono il nome dai cicli di affreschi in esse ospitati, tutte opere del pittore francavillese Domenico Carella che le eseguì nel 1776.

Le sale del Piano Nobile ospitano la mostra che espone le inestimabili collezioni di preziosi oggetti, provenienti da tutto il mondo, appartenuti ai Duchi martinesi.
Il Museo accoglie, oltre alle preziose giade e porcellane sia cinesi che giapponesi, una magnifica raccolta di preziose opere d’arte delle più importanti manifatture occidentali, per un totale di circa settemila pezzi.
Molto belle le pareti interamente affrescate nei toni del giallo e le porte antiche comunicanti fra di loro, che danno un senso di potenza ed infinito!

 

Interessanti e da visitare anche la Basilica di San Martino in stile barocco. Eretta nella seconda metà del Settecento, su iniziativa dell’arciprete Isidoro Chirulli, sul luogo ove sorgeva la precedente collegiata romanica, è la perla del barocco martinese. Si caratterizza per la meravigliosa e maestosa facciata, sulla quale spicca centralmente l’immagine del Patrono che divide il mantello con un mendicante ad Amiens. Nell’interno degni di nota sono l’altare maggiore in marmi policromi del 1773 di scuola napoletana, l’ampio cappellone del Santissimo Sacramento, un presepe opera di Stefano da Putignano e varie tele di Domenico Antonio Carella, tra cui l'”ultima cena”. Ospita le reliquie di Santa Comasia, che la tradizione vuole martire tra il II e il IV secolo. Nell’aprile del 1998 papa Giovanni Paolo II l’ha elevata alla dignità di basilica minore.

 

Dopo le visite guidate d’obbligo, ci hanno lasciato un’oretta libera e ne ho approfittato per addentrarmi per le viuzze del paesino, tutte bianche e linde, proprio come quelle di Locorotondo.
Il centro storico è un vero labirinto urbano: ricco di vie strette e piene di “spigoli”, vicoli ciechi e strade nascoste! Impossibile non perdersi!
Ho cercato di raggiungere il Villaggio di Sant’Agostino, un’oasi di pace e di cultura nel cuore di Martina Franca, che vi consiglio di andare a visitare!
Da un punto di vista architettonico il centro storico è per lo più in stile barocco e rococò, ben visibile nelle chiese (ad esempio la già Collegiata, ora Basilica, di San Martino). Parte dell’attuale pavimentazione è stata rifatta negli Ottanta, ma un tempo la differenza del basolato delle stradine indicava la logistica del centro storico. Infatti le strade principali che conducevano alle antiche porte, quindi fuori da centro storico, erano fatte con pietra lavica nera, mentre quelle labirintiche che conducevano verso l’interno erano realizzate con pietre bianche. In alcuni lembi delle stradine si riscontra ancora questa differenza cromatica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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