Dopo qualche anno dal mio ultimo viaggio a Castelmezzano, quest’estate sono ritornata sulle Dolomiti Lucane, la catena montuosa della Basilicata così chiamata per la sua somiglianza con le sorelle delle Alpi.

Le Dolomiti Lucane, nel cuore più autentico della Basilicata, sono molto più di una destinazione turistica. Sono un’esperienza sensoriale, un richiamo dell’anima, un viaggio che ti cambia. Io ci sono arrivata con il desiderio di perdermi tra borghi antichi, paesaggi mozzafiato, storie e tradizioni che profumano di verità. E quello che ho vissuto è stato un viaggio emozionale tra adrenalina, cultura e natura selvaggia.

In questa zona, infatti, la montagna è attrezzata non solo per passeggiate rigeneranti tra la natura, ma anche per attività adrenaliniche per chi ama l’avventura e le esperienze autentiche: come volo dell’angelo, via ferrata e di recente anche la slittovia. Ma vediamo tutto nel dettaglio.

Castelmezzano: il borgo tra le rocce dove il tempo si è fermato

Sono parrita con treno da Napoli fino a Salerno, dove c’era poi una navetta ad aspettarmi. In alternativa, consiglio di noleggiare un’auto su DiscoverCars per muoversi in autonomia.

Appena arrivata a Castelmezzano ho capito di trovarmi in un luogo speciale. Questo borgo, inserito tra i più belli d’Italia, è letteralmente abbracciato da guglie di arenaria che sembrano uscite da una fiaba medievale. Le case si arrampicano sulla roccia, le stradine profumano di legna e di passato, e ogni scorcio sembra raccontare una leggenda.

Un luogo che incanta per la sua bellezza silenziosa e la sua anima antica. Secondo la leggenda, il primo nucleo urbano fu fondato da Paolino, un pastore in fuga dalle incursioni saracene, deciso a nascondersi tra queste montagne impervie. Il nome stesso, dalla radice latina “Castrum”, racconta la sua origine di luogo fortificato.

Oggi, Castelmezzano conserva intatto il suo impianto medievale. La roccia è ovunque: è nei vicoli, nei sottoportici scavati nella pietra, che uniscono case, piazzette e percorsi segreti un tempo usati per incontrarsi, raccontarsi, vivere.

Qui hanno lasciato il loro passaggio i monaci basiliani, i Longobardi, i Normanni, gli Aragonesi e gli Angioini. E tra tutti, i più affascinanti restano forse i Cavalieri Templari, il cui spirito aleggia ancora nel borgo. Le tracce della loro presenza sono visibili nella toponomastica delle strade e nello stemma comunale, che riproduce il sigillo dell’Ordine del Tempio: due cavalieri in sella a un solo destriero. Accanto alla Chiesa di Santa Maria dell’Olmo, si può notare persino una croce templare scolpita nella pietra, proprio su un muro laterale. Non è un dettaglio banale: per i Templari, l’olmo era una pianta sacra, simbolo di perfezione e accoglienza.

La passeggiata nel centro storico è un’immersione nell’anima lucana: sottoportici scavati nella pietra, antiche chiese e quel silenzio che solo i luoghi autentici sanno offrire.

La Chiesa Madre di Santa Maria dell’Olmo, costruita nel XIII secolo in pietra locale, è il cuore spirituale del paese. All’interno custodisce una bellissima statua lignea trecentesca della Madonna con Bambino (detta “dell’Olmo”), un pregevole altare barocco e una Sacra Famiglia di Girolamo Bresciano. Un vero gioiello d’arte sacra nel cuore della Basilicata.

Passeggiando tra le case in pietra, i balconi fioriti, le scalette e gli affacci panoramici, si arriva a Piazza Emilio Caizzo, la terrazza più iconica del paese, proprio davanti alla chiesa, affacciata su un paesaggio mozzafiato. È qui che ogni viaggiatore si ferma, scatta una foto, e resta in silenzio a guardare.

Una particolare scalinata scavata nella roccia conduce invece a quello che un tempo era un posto di vedetta, con i resti dell’antica cinta muraria e del Castello normanno-svevo di Castrum Medianum. Da questo punto, il più alto del borgo, i soldati osservavano l’intera valle del Basento: oggi si ammira un panorama che sembra senza tempo.

Ed è proprio lì, tra le rocce e i resti del castello, che durante l’estate prende vita lo spettacolo di “La Grande Madre”: un’esperienza emozionante fatta di luci, suoni, parole e immagini, proiettate direttamente sulle guglie d’arenaria. Un racconto visivo che celebra la storia, la terra e l’identità di Castelmezzano. Uno spettacolo da vivere con gli occhi e col cuore.

Per chi ama pianificare tutto prima di partire, c’è anche un modo innovativo per iniziare il viaggio da casa: l’app “Vivi Castelmezzano” permette un tour virtuale immersivo, utile per scoprire cosa vedere in zona e costruire l’esperienza in base ai propri interessi.

  

Slittovia delle Dolomiti Lucane: adrenalina tra i cieli del Sud

Tra le esperienze da fare sulle Dolomiti Lucane, la Slittovia di Castelmezzano è imperdibile. 1180 metri di percorso a rotaie a bordo di un bob che conduce dalle vette del Paschiere, a 1051 metri di altitudine, fino al borgo di Castelmezzano, superando un dislivello di 170 metri. Un percorso emozionante e adrenalinico che regala un mix perfetto di velocità, meraviglia e libertà, oltre ad adrenalina pura! Puoi regolare tu la velocità e fare una o più corse! Il percorso è adatto anche ai bambini e costa solo € 7,50 a corsa! L’ho provata da sola, con il vento in faccia e un sorriso stampato. Un mix perfetto di adrenalina e bellezza.

Possibilità di sconti con più corse e ridotto per i bambini dai 4 ai 9 anni.

Ha aperto solo da qualche mese, ma sta già riscuotendo grande successo per essere fra le più veloci e spettacolari mai realizzate.

Si parte dall’alto del quartiere San Marco – dalla “Cima delle emozioni” – e la pendenza della pista non lascia spazio alla noia: una media del 46% che si spinge fino a un picco del 65%, mentre la velocità massima raggiungibile di 40 km/h permette di assaporare ogni secondo di questo “speciale slalom su rotaie”, tra curve vertiginose e rettilinei che tolgono il fiato. A completare l’esperienza, una galleria lunga 18 metri che porta letteralmente a vivere il cuore pulsante della montagna. E proprio quando si pensa che l’avventura sia finita, arriva l’ultimo loop: un giro perfetto – una estrema curva di ben 45 metri di lunghezza – che chiude l’esperienza con un sorriso.

Tutto in totale sicurezza grazie alle avanzate tecnologie di controllo. Il sistema Cruiser Control regola automaticamente la velocità del bob durante la discesa (non potrà mai superare i 40 Km/h), mentre speciali sensori (Distance Control) garantiscono la distanza tra i veicoli. L’impianto è stato finanziato con il programma PON/PAC del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.

Se stai cercando cosa fare a Castelmezzano, non perderti questa esperienza: è adatta a tutti, anche ai meno sportivi. Il biglietto per una corsa costa solo € 7,00.

Il Volo dell’Angelo: sospesi tra due borghi da sogno

E poi c’è lui: il leggendario Volo dell’Angelo. È difficile spiegare cosa si prova a volare a 120 km/h, imbracata a un cavo d’acciaio, tra Castelmezzano e Pietrapertosa. È un viaggio nell’aria, una danza sospesa tra cielo e roccia. Ho chiuso gli occhi all’inizio, li ho riaperti in volo, e il cuore ha fatto un balzo. L’emozione è totale, la libertà assoluta.

È più di una zip-line: è un volo simbolico, un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. E se sei in coppia, puoi viverlo abbracciata alla persona che ami. Io l’ho fatto da sola, ma ho volato con tutta me stessa.

Io l’ho ripetuto per la seconda volta ed è stato magico come la prima!

Si vola – da soli o per un’esperienza romantica imbracati in coppia – per 1500 metri, a 120 chilometri orari, lungo un carrello che scorre su un cavo d’acciaio e in tutta sicurezza, fino a 600 metri di altezza da terra, mentre guglie di roccia che sembrano denti di squalo spuntare nel cielo azzurro, querce e case incastonate nella pietra fanno da teatro alle traversate in aria.

Ma oltre all’adrenalina i due paesi sono scenario per passeggiate circondati dal verde, basti pensare al Sentiero delle Sette Pietre, un percorso letterario di due chilometri che li unisce, dove ogni tratto è una scoperta tra natura e racconti orali di magia (grazie a totem parlanti). O ancora a Castelmezzano si può andare sulle tracce dei templari e ammirare l’arte come la Trinità (1630-1649) di Giovanni De Gregorio, detto Pietrafesa conservata nella Chiesa di Santa Maria dell’Olmo. A Pietrapertosa, invece, non si perda un giro nella Arabata, una piccola casbah accudita in un grembo di arenaria. Gli arabi si annidarono qui portati dal principe Bomar, vivendo a diretto contatto con la rupe. E anche una visita al Convento di San Francesco con il suo chiostro e gli affreschi di Giovanni Luce da Eboli.

I biglietti, singoli o di coppia, sono acquistabili in formato elettronico tramite la procedura online su www.volodellangelo.com e permettono di effettuare un volo d’andata e uno di ritorno, con partenza a scelta da uno dei due Comuni ospitanti le stazioni dell’impianto.

Pietrapertosa: una casbah lucana dove il tempo si curva

Se Castelmezzano è magica, Pietrapertosa è misteriosa. Camminando tra i vicoli dell’Arabata, l’antico quartiere arabo, si respira un’atmosfera sospesa, quasi irreale. Le case sembrano scolpite nella roccia, i panorami si aprono all’improvviso tra i tetti. Qui ogni pietra racconta una storia.

Ho pranzato al ristorante Le Rocce, assaggiando piatti autentici in una terrazza con vista sul nulla e sul tutto. Poi ho visitato il Convento di San Francesco, silenzioso e fresco, e la fortezza longobarda-saracena, da cui si domina tutta la valle.

Pietrapertosa appare come un cappello di luce poggiato sulla nuca della montagna. Il nome deriva da una roccia forata – in dialetto locale, “pertusa” – che domina il paesaggio. Anche questo borgo, come Castelmezzano, fa parte del circuito de “I Borghi più belli d’Italia”, e di recente ha conquistato un altro prestigioso riconoscimento: si è classificato terzo tra le “Best Hidden Gems in Europe”, secondo la European Best Destinations, che ne ha esaltato il fascino autentico e fuori dai circuiti turistici più battuti.

Pietrapertosa è un luogo dove la pietra non è solo paesaggio, ma vita. Le case nascono dalla roccia, vi si fondono, sembrano quasi farsi civette mentre si specchiano sulle stradine ripide e tortuose, tra piccoli orti e terrazze sospese. Il paesaggio qui è quasi lunare: la natura si mescola con l’opera dell’uomo in una fusione primordiale che lascia senza parole.

Furono i Saraceni, intorno all’anno Mille, a stabilirsi per primi tra queste alture, costruendo nella parte alta del paese una fortificazione poi ampliata dai Normanni. Ancora oggi si possono ammirare i resti del torrione e una suggestiva scalinata che conduce a un belvedere spettacolare sulla Valle del Basento. Ma è nel quartiere dell’Arabata che Pietrapertosa svela la sua anima più profonda.

L’Arabata è il cuore segreto del borgo. Da lontano sembra una colata di casette incastonate nella pietra, come una piccola casbah lucana, raccolta in un grembo d’arenaria. Gli arabi, guidati dal principe Bomar, vissero qui a stretto contatto con la rupe, costruendo abitazioni in pietra grezza, collegate da viuzze ripide e irregolari. Oggi restano pochi ruderi, ma l’atmosfera è intatta: camminando tra quei vicoli si sente ancora il passo lento degli asini che un tempo salivano faticosamente lungo le salite.

Anche il grande Henri Cartier-Bresson rimase stregato da Pietrapertosa. Nel giugno del 1973 vi scattò diverse fotografie, alcune delle quali oggi sono esposte proprio nei vicoli del paese. È quasi impossibile resistere alla tentazione di sedersi sui gradini che lui ha immortalato, per uno scatto che diventa memoria.

Ogni anno, a metà agosto, il borgo celebra il suo passato con l’evento “Sulle tracce degli Arabi”: una giornata ricca di suoni orientali, mercatini, danzatrici del ventre, degustazioni e atmosfere da mille e una notte che trasformano l’Arabata in un vero harem di colori e suggestioni. Un modo unico per riscoprire le radici culturali profonde di questo luogo straordinario.

Tra le cose da vedere a Pietrapertosa c’è anche il Convento di San Francesco, da poco restaurato. Fondato nel XVI secolo, ospitava un tempo 14 celle per i frati. Da non perdere il pozzo nella zona sud-ovest, con i suoi capitelli sobriamente scolpiti: un angolo di pace che racconta silenziosamente secoli di spiritualità.

E infine, una curiosità che farà sorridere gli amanti del brivido: Pietrapertosa compare nel romanzo “The Institute” di Stephen King (2019), in cui viene citata come una delle basi segrete dell’Istituto, un’organizzazione che imprigiona bambini con poteri paranormali. È solo un accenno, ma sufficiente a dare un tocco di mistero letterario al borgo. E nel 2025, con l’uscita della serie TV tratta dal libro, la magia di Pietrapertosa volerà anche oltreoceano.

   

Trekking, storia e magia: il Sentiero delle Sette Pietre

La domenica ho chiuso il viaggio camminando lungo il Sentiero delle Sette Pietre, un percorso letterario tra Castelmezzano e Pietrapertosa, dove ogni stazione racconta un frammento di leggenda. Un cammino breve, ma denso di simboli, natura, e narrazioni. Ideale per chi vuole unire escursione e cultura in una passeggiata indimenticabile.

La Via Ferrata: arrampicarsi tra cielo e roccia

Per chi ama le sfide verticali, c’è la Via Ferrata delle Dolomiti Lucane, una delle più panoramiche d’Italia. Si tratta di due percorsi attrezzati – Salemm e Marcirosa – collegati da un vertiginoso Ponte Nepalese sospeso a 35 metri dal suolo. Non è per tutti, ma con la guida giusta e un po’ di coraggio, ti regala viste mozzafiato e una sensazione di conquista che non ha prezzo.

I due tratti che compongono la Via Ferrata delle Dolomiti Lucane sono:
La Via Ferrata Salemm sul versante di Castelmezzano ha una lunghezza di 1.731 metri e un dislivello di 249 metri.
La Via Ferrata Marcirosa sul versante di Pietrapertosa ha una lunghezza di 1.778 metri e un dislivello di 331 metri.

Il punto di partenza dei percorsi (area attrezzata Antro delle Streghe) si trova in una grande radura a valle del corso del Rio di Caperrino, un affluente del Basento che taglia a metà lo spazio che divide i versanti corrispondenti ai due paesi.

I Punti di partenza delle due Vie Ferrate sono collegate da un Ponte Nepalese

Dove dormire a Castelmezzano

Io ho pernottato all’hotel Il Becco della Civetta con una bellissima vista sulle Dolomiti Lucane e un’ottima ospitalità. Antonietta, la proprietaria, ci preparava ogni mattina dolci e crostate fresche con marmellata fatta in casa direttamente da lei!

In alternativa, potete scegliere anche l’Hotel Dolomiti, un moderno lifestyle hotel nel cuore del borgo, dove hanno pernottato alcuni miei colleghi e dove sono stata una sera a cena, avendo l’opportunità di visitare la struttura.

Dove mangiare sulle Dolomiti Lucane

Mangiare sulle Dolomiti Lucane è un viaggio nel viaggio. Ogni piatto racconta una storia, ogni ingrediente profuma di territorio. Durante il mio soggiorno ho avuto la fortuna di sedermi a tavole dove la cucina è fatta col cuore, come si faceva una volta.

A Castelmezzano, la tappa obbligata è la Trattoria da Spadino: cucina lucana autentica, sapori decisi e porzioni generose. Da non perdere la pasta fresca fatta in casa e le carni locali, cotte lentamente e con passione.

Per una cena più intima e ricercata, il ristorante Becco della Civetta offre un’esperienza gastronomica che unisce tradizione e creatività, il tutto con vista sulle guglie rocciose del borgo.

Per una cena più gourmet, consiglio il ristorante dell’Hotel Dolomiti, ristorante storico della città, davvero buonissimo!

E per un aperitivo fuori dagli schemi, il Peperusko Wine Bar è una chicca: taglieri, vini locali e un’atmosfera rilassata e conviviale.

A Pietrapertosa, ho pranzato al Ristorante Le Rocce, dove l’accoglienza è calda e il panorama mozzafiato. I piatti? Un trionfo di genuinità: salumi artigianali, formaggi locali, zuppe contadine e secondi saporiti. Un luogo dove ti senti a casa, anche se sei a 1000 metri di altitudine.

E per chi ama la cucina di campagna, poco fuori Matera consiglio anche una tappa alla Casa di Caccia: agriturismo immerso nella natura, cucina a km 0 e profumi che sanno di bosco.

Insomma, se ti stai chiedendo dove mangiare bene sulle Dolomiti Lucane, preparati a fare scorta di emozioni… e di calorie felici.

Sapori da portare a casa: cosa comprare sulle Dolomiti Lucane

Quando un viaggio ti entra nel cuore, la tentazione di portarne un pezzetto con sé è inevitabile. E sulle Dolomiti Lucane, i prodotti tipici locali sono veri e propri scrigni di gusto e tradizione, perfetti da regalare o da gustare a casa per rivivere ogni emozione.

Tra i più amati c’è sicuramente il pecorino lucano stagionato, dal sapore deciso e avvolgente, spesso affinato con erbe o peperoncino. Da non perdere anche la salsiccia pezzente, presidio Slow Food, e i salumi di maiale nero lucano, lavorati artigianalmente secondo antiche ricette contadine.

Nel cuore di Castelmezzano e Pietrapertosa si trovano piccoli negozi e botteghe dove acquistare anche il miele di montagna, aromatico e dorato, e i legumi locali come i ceci neri o le lenticchie piccole, ideali per zuppe rustiche e nutrienti. E poi ci sono le conserve fatte in casa: melanzane sott’olio, funghi porcini, peperoni cruschi e sughi pronti al profumo di basilico e alloro.

Se ami i dolci, cerca le strazzate (biscotti con mandorle e pepe nero) e le cartellate, oppure acquista un barattolo di crema di marroni del Pollino. E per brindare? Il consiglio è portare via una bottiglia di Aglianico del Vulture, uno dei vini rossi più eleganti del Sud Italia.

Cosa comprare sulle Dolomiti Lucane? Tutto ciò che profuma di verità, semplicità e territorio. Un piccolo tesoro di gusto che continua a raccontarti il viaggio, anche quando sei tornata a casa.

Perché andare sulle Dolomiti Lucane: un luogo che ti cambia

Non sono solo le attrazioni a rendere speciali le Dolomiti Lucane. È l’atmosfera, il calore delle persone, il senso di autenticità che accompagna ogni momento. Tra paesaggi da togliere il fiato, storie di templari, voli nel cielo, sapori intensi e silenzi che parlano, questo viaggio mi ha ricordato chi sono e dove voglio tornare.

E allora, se stai cercando esperienze da fare sulle Dolomiti Lucane, non esitare: vieni qui, dove la terra incontra il cielo. E dove, per qualche giorno, anche tu puoi sentirti un angelo.

Come arrivare a Castelmezzano per raggiungere il cuore delle Dolomiti Lucane

Raggiungere Castelmezzano, uno dei borghi più affascinanti d’Italia, è già parte dell’avventura. Il paese si trova nel cuore della Basilicata, in provincia di Potenza, incastonato tra le Dolomiti Lucane, e proprio questa posizione panoramica lo rende un po’ nascosto, ma assolutamente accessibile.

Se parti da Napoli o Salerno, il modo più comodo è arrivare in treno fino a Potenza o Ferrandina e da lì proseguire in auto o con transfer organizzati. Io, ad esempio, ho raggiunto Salerno e da lì ho usufruito di un servizio navetta diretto. È la scelta ideale se vuoi evitare lo stress della guida e goderti già il paesaggio.

In auto, Castelmezzano si raggiunge facilmente percorrendo l’autostrada A2 del Mediterraneo, uscendo a Sicignano degli Alburni, poi seguendo le indicazioni per Potenza – Basentana (SS407) e infine deviando per Albano di Lucania e Castelmezzano. L’ultimo tratto è tutto curve e bellezza: preparati a rallentare, scattare foto e riempirti gli occhi.

Non ci sono stazioni ferroviarie direttamente in paese, ma questa lontananza dalle grandi linee fa parte del suo fascino: qui il tempo rallenta e la natura comanda. Per chi viaggia in camper o in bici, ci sono aree di sosta e percorsi adatti, ma è sempre consigliato pianificare per tempo e verificare la viabilità.

Se stai organizzando un weekend tra natura, cultura e avventura, Castelmezzano ti aspetta. Basta solo decidere di partire.